domenica 24 giugno 2012

La finestra sul cortile

Fa eccezionalmente  molto caldo,  una serie di finestre aperte  si affacciano sullo stesso cortile,  tra liti, amori, piccole storie comuni,  solitudini. E’  troppo caldo per  Jeff Jeffries , fotoreporter giramondo costretto all’immobilità da una gamba ingessata,- ma fra pochi giorni toglie tutto,  troppo caldo per l’infermiera che lo tormenta sarcasticamente, ma ne ha per pochi giorni ,  troppo per  l’affascinante  miliardaria e stilè Lisa Freemont, che cerca continuamente di convincerlo ad impalmarla mentre lui fra poco potrà sfuggirle , temendo le loro vite inconciliabili. Ma soprattutto è  troppo caldo per tenere le serrande chiuse come  fa il dirimpettaio di cui non si vede più la noiosissima moglie. Perché Jeff per deformazione professionale combinata ad una morbosa curiosità  sta da giorni spiando  le vicende dei sui vicini creando battibecchi continui con infermiera e fidanzata sui loro casi : una coppia sposata da pochi giorni, una ballerina molto corteggiata, un compositore in crisi, una coppia e l’amato  cagnolino, una donna dal cuore solitario, una pseudo artista e una coppia di coniugi, i Thorwald, in crisi matrimoniale. Già  perché non si vede più la signora Thorwald , e il marito fa  strani movimenti ? I tre vanno convincendosi che l’abbia uccisa e fatta a pezzi.  Cercano anche di convincere un poliziotto amico di Jeff perplesso, ma che indaga.  Lisa si dimostra una ragazza  intraprendente e una sera s’introduce di soppiatto in casa Thorwald, scoprendo la fede nuziale della signora  ancora in casa , ma i suoi “ complici “ si distraggono da Cuore Solitario che sta per suicidarsi, la fermano le note di una canzone del compositore accanto, e non vedono  che  Thorwald  sta rientrando, chiamando la polizia lo fermano mentre l’aggredisce.  Dei segnali di Lisa che si finge una ladra per uscire di là, l’ uomo però comprende che qualcuno di fronte lo spia e  scorgendo Jeff e va da lui aggredendolo ,  il fotografo prende tempo accecandolo ripetutamente  con il lampo del flash , giunge l’amico con polizia al seguito e lo arresta anche se Jeff  è caduto dalla finestra.  Tutto è tornato alla normalità nel cortile, fa meno caldo,  c’è chi litiga, chi si conosce, chi ritorna,  e un fotoreporter immobilizzato di nuovo con due gambe fratturate che dà finalmente le spalle alla finestra, mentre la sua futura consorte vestita sobriamente  è pronta a qualsiasi esigenza per compiacerlo, ma notando che il suo amato se la dorme beato, smette di leggere un libro di viaggi e  tira fuori l’ultimo numero di Harper Bazaar per tuffarsi tra moda e scintiili magnificamente superflui. Un film sul guardare :  Jeff guardando tiene a distanza la realtà, l’obiettivo  è appagante , ma distante, una salvaguardia, possiamo vivere altre vite senza farcene toccare, con lui anche noi siamo dei guardoni  che sia in un cinema che sia nella vita, non possiamo sottrarci dal guardare una storia che non è nostra , una vita che non è la nostra, ogni finestra del cortile apre altre vicende che come Jeff non possiamo evitare, ma che ci offrono la salvaguardia del distacco, solo momenti rompono l’illusione, come  la morte del cagnolino crea un momento di rottura in cui tutti i condomini si affacciano sgomenti creando un momento di afflato che subito si spezza ed ognuno torna nella sua piccola realtà chiusa, come noi spettatori torniamo nella sala buia al nostro universo personale. Hitchcock ha saputo creare un film che parla di cinema e vita, di due delle maggiori ossessioni dell’essere umano : rapporti di coppia  con le sue variabili e istinto di guardare e le sue possibili patologie. Un film profondo  e complesso sulle debolezze  umane  svolto con ironia e tocco leggero, il che lo rende impagabile. Con uso sapiente della soggettiva fa si che noi siamo Jeff, il suo sguardo è il nostro e quando Thorwald guarda chi lo osserva , guarda direttamente in camera, guarda noi eterni voyeur.
L'infermiera  al fotoreporter : - Intelligenza... Niente ha procurato alla razza umana più guai che l'intelligenza.   - Oh, Signore... Siamo diventati una razza di guardoni! -

domenica 17 giugno 2012

Man Ray

Già il nome scorciato dal suo vero, è un segno : uomo –raggio, quel raggio di luce che modifica la visione esterna, quotidiana, normale, per una percezione fantastica,  personale,  soggettiva,  inconscia, folle, surreale.  Ray ha fotografato, dipinto, filmato, e fabbricato oggetti che pur comuni si fanno viaggio mentale e psicologico.  Un americano che sceglie come casa Parigi, che si  confonde  con l’opera e l’amicizia di Duchamp, Cocteau, Ernest, Mirò, Picasso, che pur famoso ritrattista e fotografo di riviste di moda, osa  distruggere  l’immagine “ classica “ per ricreare una visione diversa delle cose, non convenzionale. Già alla nascita della fotografia si tentano sperimentazioni alternative, ma lui le porta alla dignità d’arte,   facendone uno degli artisti più influenti  del ‘900, il caso pare lo abbia portato alle famose rayografie con oggetti posti sui fogli impressionati  “ rovinati “ dalla luce in camera oscura senza il passaggio  dello scatto di una macchina,  diventando un negativo tridimensionale e anomalo, o la modificazione della fotografia esponendola forzatamente alal luce interrompendo  lo sviluppo al buio, con la celebre  solarizzazione,il caso si,  ma è la sua volontà creativa a rigenerare  costruttivamente in realtà altre . Destruttura anche fisicamente  gli oggetti : il celebre  “ Cadeau “, un ferro da stiro reso inutilizzabile da 14 chiodi destabilizza  le attese e le  soverchia,  o come "Oggetto da distruggere", metronomo con incollata la foto di un occhio, suono e visione in un non ritmo no-sense. Immagini che esprimono nella sintesi di un momento una multiforme varietà di concetti  : “Le Violon D’Ingres”,  la posa femminile  è quella di un celebre quadro , ma anche un modo di dire francese per definire un hobby, ma anche un intervento grafico su fotografia per suggerire lo strumento musicale, ma anche  un discorso sottinteso concettuale  tra ironia e sensualità  della viola quale strumento d’amore. Sono immagini mentali non più rappresentazioni della realtà, i suoi nudi diventano strumento del desiderio, delle motivazioni  sublimate, della verità inconscia più spoglia  dei nudi stessi, composizioni esistenziali come quel volto dalle lacrime di vetro. Non sentendosi un fotografo riuscì ad innovare totalmente l’immagine fotografica moderna , ecco che  Cocò Chanel  anche  in uno scatto senza giochi grafici riassume tutta la sua essenza anticonformista simbolo di un mondo nuovo,   perché l’uomo –raggio ha compreso che la  percezione della realtà  è contaminata continuamente dal sogno e dall’ illogicità,  dalla fantasia  e dall’arte di ricreare ogni volta una realtà personalizzata e unica moltiplicata all’infinite possibilità della mente umana.
Nel  cimitero di Montparnasse il suo epitaffio recita :  Non curante, ma non indifferente.

 
Man Ray:   -  "Io non cerco. Immagino " -- " Che cosa è la follia? E' un orologio o un metronomo che dimentica di camminare o di fermarsi " -- -- " Fotografo le cose che non desidero dipingere, le cose che già possiedono una loro esistenza. Dipingo ciò che non può essere fotografato, ciò che proviene dai sogni, dall'immaginazione o da un istinto inconscio."  -- "Creare è divino, riprodurre è umano." -- "Ad un creatore è sufficiente un solo entusiasta per giustificarlo." -- "Per me, un pittore, se non il più utile, almeno è l'essere meno dannoso della nostra società." --  "Naturalmente, ci saranno sempre coloro che guarderanno solo alla tecnica e chiederanno 'come?' mentre altri, di una natura più curiosa, domanderanno 'perchè? " -- " Personalmente, ho sempre preferito l'ispirazione all'informazione" --   "Non sono un fotografo della natura, ma della mia fantasia"

domenica 10 giugno 2012

Darkman

Lo scienziato Peyton Westlake è un uomo mite, innamorato e  che sta compiendo esperimenti su un nuovo tipo di pelle artificiale in grado di riprodurre  perfettamente la pelle umana, con però  una durata massima di 99 minuti. La fidanzata Julie è un avvocato,  e ha scoperto dei documenti compromettenti tra un noto costruttore e Durant, un pericoloso malavitoso. Proprio quando Peyton scopre che è la luce a deteriorare la sua pelle chimica, per riavere quella prova  gli  distruggono il laboratorio, uccidono il suo assistente e lo torturano nell’acido,  dopodichè   fanno saltare tutto. L'esplosione lo proietta lontano dal laboratorio, viene rinvenuto e curato nell’impossibilità  d'identificarlo, tale è la mostruosità del suo fisico. I medici lo sottopongono a un trattamento radicale, recidendo i nervi del dolore nella sua spina dorsale, la perdita totale della sensibilità e la rabbia per quello che è successo, ha  effetti collaterali  terrificanti:  una collera smisurata,  una  sovrumana forza e una volontà  violenta di vendetta. Riesce a  liberarsi dall'infernale macchina che lo immobilizza e fugge dall'ospedale,  rifugiandosi  in quel che resta del suo laboratorio,  ma riuscendo  a riattivare le macchine,  riprende la produzione di pelle artificiale.  Partendo da una foto  rifà il suo volto per poter incontrare Julie, che lo credeva morto, in un illusione di ritorno alla normalità,  ma dopo  99 minuti la pelle artificiale si scioglie e il confuso Peyton lascia il posto a Darkman il vendicatore. Ricrea  tutte le maschere dei suoi nemici, diventa loro per distruggerli, fino ad uccidere  Durant, che aveva anche rapito Julie. Dopo aver detto addio alla donna che ama , consapevole che la sua parte oscura ormai ha prevalso per sempre , fugge indossando una delle sue maschere. Ormai  è solo Darkman, che  rivolge un ultimo sguardo ad una disperata Julie, prima di sparire  anonimamente tra la folla. Un film fumetto questo di Raimi, che non potendo accedere ai diritti di eroi famosi, s’inventa un suo personale personaggio in bilico totale tra bene e male, un omicida folle di cui ci mostra il perché e il come un uomo buono e tranquillo  si trasforma in uno spietato assassino. Un Fantasma dell’Opera con le maschere di Diabolik , l’oscurità di Batman e un mix tra gangster movie  e fantascienza anni ’50, un romanticismo esasperato e la malinconia buia di un uomo sfigurato nel corpo e nell’anima, horror e umorismo nero, violenza e tenerezza ed immagini cupe  e ritmo  vorticoso da comics.  Metafora dei dualismi dell’uomo e un po’ dello stesso mondo cinematografico dove un pubblico senza volto e dalle mille identità vive nel buio altre realtà, con una scadenza però  determinata : quei 90-99  minuti fino a  che la luce di una sala distruggerà ogni sogno.

- " Io sono tutti gli uomini e nessuno. Sono dappertutto e in        nessun luogo.  Io sono   ...  Darkman. " -

-Se non hai intenzione di uccidermi, avrei delle cose da sbrigare-

domenica 3 giugno 2012

Titoli e traduzioni


Postando il film “Miriam si sveglia a mezzanotte “ ho ripensato all’annosa questione dei titoli originali tradotti che  per esempio stravolge l’originale “The Unger”,  e la fame diventa un qualcosa di  strano che ricorda il mondo vampiresco anche se non c’entra esattamente con il film, dato che la nostra Miriam circola anche di giorno, e questo mi ha fatto pensare a tutta quella moltitudine di cambiamenti di titoli di cui spesso è difficile  afferrare  la motivazione. A volte può essere reso più appetibile e popolare, salvo delusione però per essere altro dalle aspettative,  come per Truffaut con il suo “Domicile conjugale “ diventato l’oorido “Non drammatizziamo… è solo questione di corna”, uno all’epoca si aspettava un filmetto osè di serie B, mica l’impegno della nouvelle vague, così anche il suo “ La sirène du Mississippi  “ diventa  “La mia droga si chiama Julie”. Oppure orrori come “Cosa è successo tra mio padre e tua madre ? ” per un titolo del geniale Billy Wilder che aveva usato una sola parola, e in italiano nell’originale : " Avanti! " .  Cambiamenti  hanno toccato ogni genere di film “ Touch of evil Il tocco del diavolo" di Orson Welles del  1958, da noi è  "L’infernale Quinlan", che c’entra ma non è la stessa cosa,  mentre la frase dell’Amleto per   North by northwest “ di Alfred Hitchcock, ( Amleto: sono pazzo solo a nord nord-ovest ) indicante una non direzione,  da noi si fa sminuendo il tutto  “Intrigo internazionale” intanto il poliziotto poco controllabile  “Dirty Harry “ di  Siegel anno  1971, si  trasforma in un “ Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo “, ma anche il magnifico  “Night of the hunter” di Charles Laughton, da notte del cacciatore  si fa più giallo con  “La morte corre sul fiume”. E oggi  il raffinato titolo “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, la cui traduzione letterale risulterebbe -Infinito splendore della mente candida-,  preso da un verso dell’opera poetica settecenteca Eloisa to Abelar  di Pope, banalizzato in  “Se mi lasci ti cancello”.  O si utilizza  un lunghissimo   "Scappo dalla città - La vita l'amore e le vacche", per la piacevole commedia  "City Slickers", in un lessico familiare  il "cittadino", per dire di uno che si perderà in una realtà più dura, riassumendo bene tutta la trama.  Certi si avvicinano, ma aggiustandoli  vistosamente : “Il silenzio degli agnelli”  si addomestica in  “Il silenzio degli innocenti”, certi utilizzano una parola straniera lo stesso come titolo modificato, è il caso di “ Furyo” per “Merry christmas mr Laurence”.  Certi inventano titoli  suggestivi  come “ La maledizione della prima luna”  incuranti  che nei “Pirates of the caribbean: the curse of the black pearl” , sta maledizione non c’è.  Non sapremo mai perché il mitico “ Bringing up baby “di Howard Hawks,  sublime commedia del 1938 , che riprende la canzoncina che attira un simpatico  leopardo, da noi si fa solo  “Susanna”, che cambia poco nell’interesse  del pubblico verso il film, o perché i Duri a morire di “ Die Hard “( 1988), da noi  spariscono per una più catastrofistica  “Trappola di cristallo”.   Ci sono però anche titoli italianizzati che sono diventati modi di dire, al di là della pertinenza o meno al tema:  i Ribelli senza causa , “Rebel without a cause”, tradotto  come “Gioventù bruciata”; la lussuosa strada hooliwodiana del “Sunset boulevard”, si modifica sostanzialmente  in un mortifero “ Viale del tramonto” ; e  il fondamentale “Citizen Kane “di Welles,  diventa il simbolo del potere parallelo dei media con  “Quarto potere”. E poi l’eccezione che conferma la regola, ci sono film che acquistano ancora più fascino per il nuovo titolo, su tutti i due western di Ford la diligenza di “Stagecocach” si fa un emblema visivo con  quelle “Ombre Rosse”, e diventa un viaggio dell’anima quella ricerca dei “The searchers “in “Sentieri selvaggi”. Non tutto il male viene per nuocere.